Secondo le autorità, almeno 15 attività commerciali offrivano servizi estetici con l’uso di botox in modo illegale, senza personale medico certificato e in aperta violazione della normativa vigente. Il caso ha acceso un forte dibattito non solo in Kosovo, ma anche tra gli albanesi della diaspora, sollevando interrogativi seri sulla sicurezza dei pazienti e sulla mancanza di controlli preventivi nel settore estetico.
Un’operazione congiunta contro i trattamenti estetici illegali
L’azione, avviata il 17 dicembre 2025, è stata eseguita dal Dipartimento per i Reati Gravi della Procura di Pristina, in particolare dall’unità per i reati economici e la corruzione. L’operazione è stata condotta sulla base di un ordine del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Pristina, che ha autorizzato controlli e sequestri temporanei.
Alle operazioni hanno preso parte anche le unità specializzate della polizia per l’investigazione dei reati economici e della falsificazione di denaro e documenti ufficiali, oltre all’Ispettorato Sanitario e all’Ispettorato del Commercio. Questo approccio multidisciplinare dimostra la gravità della situazione e la volontà delle istituzioni di intervenire con fermezza.
Botox senza autorizzazione: un rischio concreto per la salute pubblica
Uno degli aspetti più allarmanti emersi dall’indagine è che, secondo i dati ufficiali, in Kosovo non risulta alcun operatore economico autorizzato all’importazione del botox come prodotto medicinale. Di conseguenza, ogni utilizzo di questo prodotto nel territorio kosovaro, nelle condizioni attuali, viene considerato illegale.
Il botox è una sostanza che, se utilizzata in modo scorretto o da personale non qualificato, può provocare gravi effetti collaterali: paralisi muscolare permanente, infezioni, reazioni allergiche severe e, nei casi più estremi, conseguenze irreversibili sulla salute del paziente.
I reati ipotizzati dalla Procura
La Procura ha confermato che le indagini sono in corso per diversi reati penali, tra cui:
- abuso di posizione o autorità ufficiale;
- esercizio illegale dell’attività medica;
- commercio illegale di prodotti medicinali.
Tutti questi reati sono previsti dal Codice Penale della Repubblica del Kosovo e mirano a tutelare direttamente la salute pubblica e l’interesse generale dei cittadini.
Un fenomeno in crescita anche nei Balcani
Negli ultimi anni, la domanda di trattamenti estetici è cresciuta in modo significativo in tutta la regione balcanica. Prezzi bassi, mancanza di informazione e pubblicità aggressiva sui social network hanno favorito la nascita di un mercato parallelo, spesso completamente fuori controllo.
Molti cittadini, attratti da offerte “low cost”, finiscono per affidarsi a strutture non autorizzate, inconsapevoli dei rischi reali. Questo caso di Pristina rappresenta solo la punta dell’iceberg di un problema più ampio che richiede interventi sistemici, controlli regolari e una maggiore educazione sanitaria.
Il messaggio delle istituzioni: tolleranza zero
La Prokuroria Themelore në Prishtinë ha ribadito che continuerà con il massimo impegno a intraprendere tutte le misure legali necessarie contro ogni forma di attività illegale, con l’obiettivo di prevenire e combattere fenomeni che mettono a rischio la salute dei cittadini.
Le autorità invitano inoltre i cittadini a verificare sempre che i trattamenti estetici vengano eseguiti da personale medico certificato e in strutture autorizzate, segnalando alle istituzioni competenti qualsiasi sospetta irregolarità.
Una lezione importante per il futuro
Questo intervento rappresenta un segnale forte e chiaro: la salute pubblica non può essere sacrificata per profitto. Per il Kosovo, e per tutta la comunità albanese, il caso di Pristina deve diventare un punto di svolta verso una regolamentazione più severa e controlli più efficaci nel settore estetico.
Solo attraverso trasparenza, legalità e responsabilità professionale sarà possibile garantire servizi estetici sicuri e tutelare realmente i cittadini.

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